Combattere lo spam

Come colpire gli spammer al portafogli

Rassegna Stampa: Corriere della Sera 25 settembre 2002


Spamming, una direttiva del Parlamento europeo per arginare un fenomeno in espansione

L’Ue prova a fermare le mail spazzatura

In media si ricevono 6 messaggi non richiesti al giorno: nel 2007 saranno 3.900 l’anno


Il prezzo del successo della posta elettronica sta diventando troppo alto e a pagarlo sono ormai tutti gli utenti di Internet: la possibilità di comunicare con una gran quantità di persone a costi bassissimi, si sta rivelando un boomerang. Possedere un indirizzo email, frequentare forum e newsgroup, iscriversi a newsletter e servizi vari, significa entrare automaticamente a far parte dell’esercito delle vittime dello spamming, ovvero la diffusione indiscriminata di messaggi commerciali per via telematica. Al ritmo di sei al giorno per utente, sostiene Jupiter Research: il doppio rispetto al 2001 e pari al 35% dei 115 miliardi di messaggi scambiati nel mondo in un anno. Catene di Sant’Antonio telematiche, consigli per perdere peso, pubblicità di casinò e giochi d’azzardo. Entro il 2007, prevedono gli analisti, il navigatore medio sarà bombardato da 3.900 messaggi-spazzatura l’anno, 645 miliardi di comunicazioni non richieste e per lo più di ignota provenienza. DANNO - La Commissione europea ha quantificato il danno: nel 2001, gli internauti avrebbero speso dieci miliardi di euro in tempi di connessione Internet per scaricare «junk-mail». Molte aziende, insomma, hanno scoperto la convenienza di fare campagne pubblicitarie su Internet. A combattere il fenomeno, fino a poco tempo fa erano solo associazioni come EuroCauce (European Coalition against unsolicited commercial email), la Federal Trade Commission americana (uce@ftc.gov), o la Registration Authority italiana, che all’indirizzo abuse@na.nic.it raccoglie le segnalazioni di violazioni. Senza però potere d’intervento.
Per garantire difese più sicure, stanno ora scendendo in campo istituzioni e associazioni per la tutela dei consumatori. Le prime a caccia di trasparenza e correttezza commerciale a suon di direttive e regolamenti. Le seconde, attraverso decaloghi e consigli per rendere la vita dura agli spammer.
Un primo passo è stato compiuto dal Parlamento europeo che ha introdotto un emendamento alla Direttiva sulla protezione della privacy nelle comunicazioni elettroniche: i messaggi pubblicitari e promozionali potranno essere inviati tramite posta elettronica, sms, o fax solo con il preventivo consenso del destinatario. In Italia si avvia in questi giorni al debutto l’articolo del provvedimento del ministero delle Attività Produttive che attua la norma europea. Fra l’altro si potranno inviare spot online solo a chi non è iscritto in un apposito registro antispamming, che sarà tenuto dal Garante della privacy (www.garanteprivacy.it): l’iscrizione al registro sarà gratuita e si potrà fare anche via Internet.
In Francia, l’Acsel, Associazione per il commercio e i servizi online ha redatto un Libro Bianco che rende conto del fenomeno della pubblicità selvaggia. Che proviene, per più dell’80% dei casi, dagli Stati Uniti e quindi è difficilmente perseguibile dagli utenti del Vecchio Continente. Il Libro Bianco contiene però anche delle proposte: si potrebbe, dicono gli esperti d’Oltralpe, identificare mediante un marchio elettronico i messaggi «corretti», quelli cioè in cui l’identità del mittente e l’oggetto sono chiaramente indicati. Solo questi dovrebbero essere inviati automaticamente, per gli altri il provider potrebbe far scattare una sorta di filtro eliminabile a pagamento.
«Facciamogliela pagare», d’altronde, è diventato lo slogan che circola più frequentemente nei newsgroup in cui si parla di spamming e di tecniche di resistenza, dopo la constatazione che i tentativi di filtro più comuni, basati su parole ricorrenti che possono apparire nell’intestazione del messaggio non sono sufficienti. Secondo l’Unione consumatori la tutela delle caselle elettroniche deriverebbe già dal decreto legislativo n.185/99, che stabilisce che l’impiego del telefono o della posta elettronica «richiede il consenso preventivo del consumatore», sotto pena di una sanzione di oltre 1.000 euro.
ABUSI -In ogni caso, è bene segnalare gli abusi ai provider: tutti dispongono di appositi indirizzi, del tipo: abuse@nomedelprovider.it. I più seri, in caso di lamentele circa l’uso scorretto dell’account, provvederanno a sospendere la connessione sotto accusa. Altro consiglio è navigare fra i newsgroup più attivi: it.news.net-abuse, per esempio, o www.maxkava.com/forum, dove si trovano gratuitamente consigli tecnici e legali. Quando si ricevono messaggi indesiderati, poi, si può provare a usare l’opzione «unsubscribe» - «cancella», in italiano - per dichiarare che non si vuole più ricevere messaggi, anche se non sempre funziona. Inutile invece rispondere al messaggio cliccando sul tasto «reply»: quando è indicato, il più delle volte l’indirizzo è falso. E’ anche sconsigliato rispondere agli inviti tipo: «Se non volete più ricevere da noi questo messaggio rispondete a questo indirizzo ...»: avvisi spesso inseriti per avere la conferma del fatto che il vostro indirizzo è corretto e per creare liste da vendere ad altri spammers.

www.garanteprivacy.it
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Antonella De Gregorio


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Massimo Cavazzini

Ultimo aggiornamento: 10/10/2002